I gruppi di ricerca: biografie

Géza de Francovich

Nato a Gorizia nel 1902, Géza de Francovich proveniva da una famiglia aristocratica di origini ungheresi. Dopo la Prima Guerra Mondiale si spostò a Firenze, dove studiò storia dell’arte sotto la guida di Pietro Toesca, laureandosi nel 1925. In seguito, frequentò la Scuola di Specializzazione diretta da Adolfo Venturi a Roma. Tra il 1926 e il 1928 fu ispettore presso la Soprintendenza di Perugia e a partire dal 1929 collaborò con Toesca alla redazione dell’Enciclopedia Italiana. Nel corso degli anni Trentae Quaranta, si occupò in particolare dello studio della scultura lignea (Il Volto Santo di Lucca, 1936; Scultura medioevale in legno, 1943) e dell’arte di età romanica: la sua monografia Benedetto Antelami, architetto e scultore e l’arte del suo tempo (1952), in particolare, divenne un caposaldo della storiografia sul tema. Dopo aver insegnato come libero docente presso la Sapienza (dal 1937), ottenne la cattedra di Storia dell’Arte Medievale nel 1956 in coincidenza con il pensionamento di Mario Salmi. In quegli anni de Francovich aveva già rivolto la propria attenzione alla produzione artistica del Mediterraneo orientale. Nel 1951 venne pubblicato il saggio “L’arte siriaca e il suo influsso sulla pittura medioevale nell’Oriente e nell’Occidente”, il primo di una serie di contributi con i quali egli individuava nell’arte della Persia e della Siria un polo determinante per lo sviluppo della cultura visiva del Medioevo. Nel 1966, in cooperazione con una squadra di giovani architetti e storici dell’arte, organizzò una serie di viaggi nei territori dell’Anatolia orientale e dell’allora Repubblica Sovietica d’Armenia con lo scopo di documentare sistematicamente le testimonianze di architettura medievale sopravvissute in quelle zone; due anni dopo, questa documentazione fu esposta al pubblico in occasione della mostra fotografica “Architettura Medievale Armena”(Roma, 1968). Al 1970 risale un volume dedicato all’interpretazione delle raffigurazioni architettoniche nell’arte tardoantica e altomedievale, Il Palatium di Teodorico a Ravenna e la cosidetta “architettura di potenza”. Dopo il pensionamento, pubblicò Santuari e tombe rupestri dell’antica Frigia (1990). Morì a Roma nel 1996.

Fernanda de’ Maffei

Fernanda de’ Maffei, nata a Cles nel 1917, si laureò in filosofia a Padova nel 1940 e si dedicò successivamente allo studio della storia dell’arte con Edoardo Arslan all’università di Pavia. Agli inizi degli anni Cinquanta frequentò la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte di Roma, formandosi sotto la guida di Mario Salmi, Lionello Venturi e Géza de Francovich. Dopo essersi interessata inizialmente alla pittura veneziana del Settecento, si rivolse alla scultura gotica a Verona, pubblicando una importante monografia su Le Arche scaligere(1955). Tra gli anni Cinquanta e i Sessanta collaborò all’organizzazione di numerose esposizioni e contribuì all’Enciclopedia Universale dell’Arte, coordinando la sezione sul Medioevo. Le sue prime indagini dedicate alla produzione artistica nel Mediterraneo orientale risalgono alla fine degli anni Sessanta, quando ottenne la libera docenza in Storia dell’Arte Medievale alla Sapienza. Nello stesso periodo, partecipò ai viaggi di studio diretti da de Francovich in Armenia; tale esperienza inaugurò una nuova fase nella sua attività di ricerca, che si concretizzò nella pubblicazione di importanti saggi dedicati all’architettura bizantina e armena (per esempio, “L’origine della cupola armena”, in Corsi di Cultura sull’arte ravennate e bizantina, 1973). Nel 1976 la studiosa ottenne la prima cattedra italiana di Storia dell’Arte Bizantina.

Nel corso dei decenni successivi, Fernanda de’ Maffei continuò ad esplorare sistematicamente i monumenti bizantini del Mediterraneo, pubblicando nel contempo un consistente numero di contributi su vari argomenti: l’architettura del VI secolo (Edifici di Giustiniano nell’ambito dell’impero, 1988), l’illustrazione libraria (in particolare sul Codex Purpureus Rossanensis e sul Salterio Kludhov), l’iconografia dei mosaici absidali prima dell’iconoclastia (S. Caterina al Sinai,chiesa della Dormizione di Nicea etc.) e la pittura murale in Italia meridionale (S. Vincenzo al Volturno, S. Angelo in Formis). Nel 1988fondò la collana Milion. Studi e ricerche d’arte bizantina. Una raccolta postuma dei suoi scritti più significativi è apparsa nel 2011 con il titolo Bisanzio e l’ideologia delle immagini.

Claudia Barsanti

Claudia Barsanti (1941-2017) ha insegnato Storia dell’Arte Medievale e Bizantina nelle Università di Udine, L’Aquila, Macerata, Roma Sapienza e infine Roma Tor Vergata. Fin dagli anni Settanta ha partecipato alle missioni di studio in Medio Oriente guidate da Fernanda de’ Maffei, traendo da tali esperienze una ricca messe di materiali e spunti di ricerca. I suoi studi si sono focalizzati principalmente sulla produzione scultorea dal IV al XII secolo, non solo in ambito microasiatico e a Costantinopoli, ma anche nelle altre regioni del Mediterraneo (Grecia, Italia) e del Mar Nero, con particolare attenzione alle modalità di produzione ed esportazione dei marmi. Alla capitale bizantina e ai suoi monumenti ha dedicato numerosi contributi, dedicati anche alle rappresentazioni cartografiche del XV e XVI secolo e ai disegni di viaggiatori e studiosi di età moderna. Dal 1999, con Alessandra Guiglia, ha coordinato il progetto di studio e documentazione della decorazione marmorea della Santa Sofia di Istanbul, confluito nei volumi Santa Sofia di Costantinopoli: l’arredo marmoreo della Grande Chiesa giustinianea (2004) e The Sculptures of the Ayasofya Müzesi in Istanbul: A Short Guide (2010).

Tommaso Breccia Fratadocchi

Tommaso Breccia Fratadocchi ha condotto ricerche sull’architettura armena fin dal 1965, quando, insieme a Paolo Cuneo, ha compiuto i primi viaggi in Armenia. Nei due anni successivi ha partecipato a due missioni di studio nell’Armenia storica nell’ambito di un progetto finanziato dal CNR e sostenuto dall’Istituto di Storia dell’Arte della Sapienza, sotto la direzione scientifica di Géza de Francovich. Nel 1968 ha contribuito all’organizzazione della mostra e alla redazione del catalogo Architettura medievale armena, in cui sono pubblicate numerose fotografie da lui stesso realizzate nel corso delle missioni. Ha pubblicato, nella collana “Studi di architettura medioevale armena”, il volume La chiesa di S. Eǰmiacin a Soradir (1971). In parallelo all’attività di studioso, ha svolto la professione di architetto e si è occupato di tutela del paesaggio, nonché di pianificazione aeroportuale e di impatto ambientale.

Paolo Cuneo

Paolo Cuneo (1936-1995) ha insegnato Restauro dei Monumenti e Storia dell’Architettura presso le Università de L’Aquila e di Roma La Sapienza. Insieme a Tommaso Breccia Fratadocchi ha avviato nel 1965 un progetto di ricerca sull’architettura armena finanziato dal CNR, il cui primo esito – dopo alcuni viaggi di studio compiuti nell’Armenia storica – è stato il catalogo della mostra fotografica romana del 1968 “Architettura medievale armena”. Negli anni successivi, sono seguiti numerosi articoli su riviste italiane e internazionali, le monografie Le basiliche di T’ux, Xncorgin, Pasvack, Hogeac’vank’ – uscita nel 1973 nella collana diretta da Géza de Francovich – e Ani (1984), e il volume Storia dell’urbanistica. Il mondo islamico (1986). La sua ventennale attività in ambito armenistico, costellata di decine di pubblicazioni tra cui L’architettura della scuola regionale di Ani nell’Armenia medievale (1977), è infine culminata nei due volumi Architettura armena dal quarto al diciannovesimo secolo (1988). Proprio in virtù di questi studi è stato nominato nel 1989 membro straniero dell’Accademia delle Scienze di Erevan.

Mauro della Valle

Mauro della Valle è professore di Storia dell’Arte Medievale e Bizantina all’Università Statale di Milano, dove insegna dal 2000. Si è laureato in Storia dell’Arte Bizantina, sotto la guida di Fernanda de’ Maffei, alla Sapienza, dove si è anche specializzato e ha conseguito il Dottorato di ricerca. Negli anni Ottanta e Novanta ha collaborato ai progetti CNR sull’architettura bizantina coordinati dalla de’ Maffei, partecipando a diverse missioni di studio in Turchia e in Medio Oriente, in Nord Africa e nei Balcani. Le sue ricerche spaziano dalla pittura medievale centro-italiana e i suoi rapporti con l’Oriente, all’architettura e alla scultura medievale e bizantina (in particolare a Costantinopoli e a Salonicco), alla topografia del mondo bizantino, fino ad arrivare all’arte moderna e contemporanea, con numerosi contributi comparsi su Il giornale dell’arte. È autore dei volumi La pittura nell’Abruzzo medievale tra Occidente e Bisanzio (2003) e Costantinopoli e il suo impero: arte, architettura, urbanistica nel millennio bizantino (2007); ha curato inoltre l’edizione italiana di alcune importanti opere internazionali sull’arte bizantina, come Le vie dell’iconografia cristiana. Antichità e Medioevo di A. Grabar (2011) e L’architettura bizantina di V. Korać e M. Šuput (2016).

Mario D’Onofrio

Mario D’Onofrio è stato allievo di Géza de Francovich all’Università di Roma e, sotto la guida di quest’ultimo, nel 1969 ha discusso la sua tesi di laurea dedicata alla cattedrale di Casertavecchia. Nello stesso Ateneo ha frequentato la Scuola di Perfezionamento in Storia dell’Arte. Coinvolto nel progetto sull’Armenia diretto da de Francovich, nel 1971 e nel 1972 ha partecipato alle missioni in Armenia sovietica; a seguito di questi due viaggi ha pubblicato un libro su Le chiese di Dvin (1973) nella collana “Studi sull’architettura medioevale armena”, nonché alcuni saggi sull’edilizia residenziale in Armenia (1981 e 1983) e la voce “Dvin” nell’Enciclopedia dell’arte medievale (1994).

Dal 1974 e fino al 2012 ha insegnato Storia dell’Arte Medievale alla Sapienza. Tra i suoi numerosi interessi di ricerca si annoverano l’architettura carolingia, l’architettura romanica e l’arte normanna, ma anche temi quali la committenza e l’iconografia nella pittura del XIII e XIV secolo in Italia centrale. Su questi temi ha pubblicato i volumi Roma e Aquisgrana (1983), Rilavorazione dell'antico nel Medioevo (2003), La committenza artistica dei Papi a Roma nel Medioevo (2016) e ha organizzato le mostre “I Normanni, popolo d'Europa, 1030-1200” (Roma, 1994) e “Romei & Giubilei. Il pellegrinaggio medievale a San Pietro, 350-1350” (Roma, 1999-2000).

Grazia Marina Falla

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Italo Furlan

Italo Furlan (1933-2014) è stato professore di Storia dell’Arte Bizantina all’Università di Padova dal 1972 al 2012. Nel 1974 ha curato, sotto la direzione di Sergio Bettini, l’importante mostra “Venezia e Bisanzio”, una delle prime in Italia dedicate espressamente all’arte bizantina. I suoi interessi scientifici hanno spaziato dal Medioevo all’età contemporanea, comprendendo anche la pittura del Rinascimento in Veneto e Friuli (L’abbazia di Sesto al Reghena, 1968; L’architettura della chiesa romanica di S. Maria di Castello a Udine, 1965; Giovanni Antonio Pordenone, 1966). In ambito bizantinistico, oltre alle relazioni artistiche tra Venezia e Bisanzio, i suoi campi di studio principali sono stati la pittura di icone, anche di area italiana (Le icone bizantine a mosaico, 1979) e, soprattutto, la miniatura (Codici greci illustrati della Biblioteca Marciana, 6 voll., 1978-1981, 1988, 1997). Entrato a far parte del Gruppo nazionale di coordinamento CNR “Storia dell’Arte e della Cultura Artistica Bizantina”, come direttore dell’Unità di Padova, dal 1983 al 1990 ha partecipato alle missioni di studio condotte da Fernanda de’ Maffei in Siria e Turchia, pubblicando alcune ricerche sulla città paleobizantina di Dara (Accertamenti a Dara, 1984; “Oìkema katàgheion”, in Storia dell'arte e della cultura artistica bizantina, 1988).

Francesco Gandolfo

Francesco Gandolfo ha insegnato Storia dell’Arte Medievale dal 1974 al 2011 presso le Università di Roma La Sapienza, Chieti, Viterbo e Roma Tor Vergata. Dopo un iniziale interesse per la storia dell’arte rinascimentale (Il “Dolce tempo”. Mistica, ermetismo e sogno nel Cinquecento, 1978), si è dedicato a ricerche sull’architettura medievale armena, compiendo due missioni di studio (1971 e 1972) nell’ambito del progetto del CNR coordinato da Géza de Francovich e poi da Fernanda de’ Maffei. Sull’argomento ha pubblicato, oltre a diversi saggi, i volumi Chiese e cappelle armene a navata semplice dal IV al VII secolo (1973) e Le basiliche armene. IV-VII secolo (1982), entrambi nella collana “Studi di architettura medioevale armena”. In contemporanea, ha compiuto studi a tutto campo sull’arte italiana del Medioevo, focalizzando la propria attenzione sul Romanico e in particolar modo sulla scultura e sulla pittura dell’Italia centrale e meridionale in età normanno-sveva (La scultura normanno-sveva in Campania: botteghe e modelli, 1999; Scultura medievale in Abruzzo: l'età normanno-sveva, 2004; Arte medievale in Irpinia, 2013; All'ombra di Montecassino: la pittura a Fondi tra XI e XII secolo, 2018; La scultura nella Sicilia normanna, 2019).

Alessandra Guiglia

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Antonio Iacobini

Antonio Iacobini è professore ordinario di Storia dell’Arte Bizantina alla Sapienza. Ha insegnato Storia dell’Arte Medievale e Bizantina all’Università di Urbino (1988-1998) e Storia della Miniatura presso la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari della Sapienza (2000-2006). Dal 1982 ha partecipato a missioni di studio con Fernanda de’ Maffei in Turchia, Siria, Giordania, Israele e Grecia e poi ha proseguito le proprie ricerche sul campo nelle regioni del Mediterraneo orientale e del Caucaso (Turchia, Georgia, Armenia, Cipro). Ha diretto numerosi progetti di ricerca e ha coordinato convegni internazionali, tra cui “L’arte profana a Bisanzio” (Roma, 1990), “Le porte del Paradiso” (Roma, 2006), “Voyages et conscience patrimoniale” (Parigi-Roma, 2008); “La mosaïque byzantine et sa diffusion, XIe-XIIe siècles” (XXIIe Congrès International des Études Byzantines, Sofia, 2011); “Medioevo ritrovato” (Roma, 2017), “Incontri mediterranei” (Roma, 2019). Ha progettato e curato le mostre “Fragmenta picta. Affreschi e mosaici staccati del Medioevo romano” (Roma, 1989); “Il Trionfo sul Tempo. Manoscritti illustrati dell’Accademia Nazionale dei Lincei” (Roma, 2002); “Tavole miracolose” (Roma, 2012). Dal 1984 al 2002 è stato responsabile di settore della Enciclopedia dell’arte medievale, diretta da A.M. Romanini; è condirettore della rivista Arte Medievale e dirige la collana “Milion. Studi e ricerche d’arte bizantina”. I suoi interessi scientifici si sono rivolti alla cultura visuale paleocristiana, bizantina e medievale, all’architettura e ai rapporti tra arte e tecnologia nel Mediterraneo medievale, alla storiografia e al collezionismo bizantino e medievale. Tra le sue pubblicazioni: Arte profana e arte sacra a Bisanzio (1995), Il Vangelo di Dionisio (1998), Visioni dipinte (2000), Le porte del Paradiso. Arte e tecnologia bizantina tra Italia e Mediterraneo (2009), Il viaggio disegnato. Aubin-Louis Millin nell’Italia di Napoleone (2012), Medioevo ritrovato. Il patrimonio artistico della Puglia e dell'Italia meridionale prima e dopo Aubin-Louis Millin (2018).

Gianclaudio Macchiarella

Gianclaudio Macchiarella (1946-2015) ha svolto la sua formazione a Roma sotto la guida di Géza de Francovich, con studi sulla miniatura siriaca, la scultura carolingia e la pittura campana, tra i quali quello dedicato agli affreschi di Ausonia (Il ciclo di affreschi della cripta del Santuario di Santa Maria del Piano presso Ausonia, 1981). Negli anni Settanta ha partecipato alle missioni in Siria e in Turchia dirette da Fernanda de’ Maffei. Dopo aver ricoperto il ruolo di assistente di Storia dell’Arte Medievale alla Sapienza, ha percorso una rilevante carriera internazionale come direttore degli Istituti Italiani di Cultura di Teheran (1979-1984), Ankara (1985-1988) e New York (1988-1996). Nel frattempo, dal 1991, è tornato a insegnare Storia dell’Arte Bizantina e Medievale in Italia, all’Università Ca’ Foscari di Venezia, focalizzando le sue ricerche sull’arte della Turchia, dell’Albania, del Mediterraneo orientale e della Persia, dall’età bizantina ai Selgiuchidi.

Andrea Paribeni

Andrea Paribeni è professore associato di Storia dell’Arte Bizantina all’Università degli Studi di Urbino, dove insegna dal 1999. Laureatosi in Storia dell’Arte Bizantina alla Sapienza, ha partecipato dal 1988 al 2000 alle missioni di studio coordinate da Fernanda de’ Maffei e poi da Antonio Iacobini in Siria, Grecia e Turchia. In relazione a tali ricerche ha ricevuto l'incarico di curare la classificazione dell'ingente patrimonio fotografico raccolto nel corso dei viaggi, e ha pubblicato alcuni contributi sulle testimonianze di età bizantina della Licia e della Cilicia (tra cui “Considerazioni sulla fase bizantina del tempio di Zeus Olbios a Uzuncaburç-Diokaisarea”, in Costantinopoli e l’arte delle province orientali, 1990; “Osservazioni su alcune chiese paleobizantine della Licia”, in Bisanzio e l’Occidente, 1996). Dal 1982 al 1993 ha partecipato a campagne di scavo nel complesso di S. Clemente a Roma e nel 1999-2000 è stato redattore dell’Enciclopedia dell’arte medievale, diretta da Angiola Maria Romanini. Dal 1988 ha collaborato al programma di ricerca "Ricuperi bizantini in Italia" sotto la guida di Mara Bonfioli presso l’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte e ha partecipato ai progetti sulla scultura della Santa Sofia e sulle porte bronzee bizantine in Italia, diretti rispettivamente da Alessandra Guiglia e da Antonio Iacobini. I suoi interessi scientifici vanno dall’architettura alla scultura e dal mosaico alle arti minori, dal tardoantico all’età paleologa. Si è inoltre occupato di storia e storiografia del restauro e, in particolare, dell’attività di Giacomo Boni nel campo dell’archeologia e della conservazione dei monumenti sulla base dei documenti conservati presso l’Archivio Boni-Tea dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere di Milano.

Enrico Zanini

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