Le missioni in Armenia

Il progetto di ricerca “Rilevamenti e contributi allo studio storico e critico della architettura medievale in Armenia”, coordinato da Géza de Francovich con il supporto del CNR, prese avvio nel 1966, con il primo viaggio ufficiale condotto dagli architetti Tommaso Breccia Fratadocchi e Paolo Cuneo nella Repubblica Socialista Sovietica di Armenia. I membri della missione stabilirono allora quei contatti con l’Accademia delle Scienze di Erevan che sarebbero stati determinanti anche per il successo delle missioni seguenti.

L’obiettivo era quello di raccogliere la maggior documentazione possibile sulle chiese e i monasteri nell’area dell’Armenia storica, che comprendeva anche ampie zone dell’attuale Turchia orientale e dell’Iran nordoccidentale; queste ultime furono incluse nell’itinerario della seconda spedizione (1967), alla quale presero parte anche lo stesso de Francovich e Fernanda de’ Maffei.

Benché tutti questi territori fossero stati oggetto dei lavori pionieristici di Harry Lynch, Walter Bachmann e Josef Strzygowski, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, e di Jean-Michel e Nicole Thierry nei primissimi anni Sessanta, essi erano ancora in parte inesplorati, tanto che diversi monumenti furono identificati per la prima volta nel corso delle missioni della Sapienza. Durante questi sopralluoghi fu possibile studiare gli edifici nel loro contesto geografico e antropologico, effettuare rilievi e, soprattutto, realizzare un numero eccezionale di fotografie, dalle quali emergono preziosi dettagli non solo degli elementi architettonici, ma anche della scultura e di quanto rimaneva della pittura monumentale dei singoli edifici.

La mostra fotografica “Architettura medievale armena”, tenutasi a Roma (Palazzo Venezia) e a Venezia (Palazzo Ducale) nell’estate del 1968, fu il primo visibile risultato delle ricognizioni condotte nel 1966 e nell’anno successivo.

Nuove missioni nell’Armenia sovietica si svolsero nel 1972 e nel 1973 e vi parteciparono, insieme a Paolo Cuneo, due storici dell’arte più giovani dell’Università La Sapienza, Mario D’Onofrio e Francesco Gandolfo. Le ricerche svolte sul campo si concretizzarono in seguito in importanti pubblicazioni monografiche che rimangono, tutt’oggi, un punto di riferimento per gli studi sull’architettura armena.

 

 

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