Le missioni in Siria
Le missioni di studio della Sapienza in Siria furono avviate nel 1978 allo scopo di analizzare le tecniche costruttive e la scultura architettonica di età bizantina, di riesaminare una serie di monumenti sui quali la bibliografia era pressoché ferma a studi risalenti all’inizio del Novecento, verificarne lo stato conservativo, nonché realizzare fotografie a colori in particolare dei pavimenti a mosaico ed opus sectile, operazione già avviata negli anni precedenti nell’area palestinese. Alla prima missione presero parte, insieme a Fernanda de’ Maffei, Claudia Barsanti, Alessandra Guiglia e Gianclaudio Macchiarella, mentre nei successivi viaggi che si svolsero nel 1987, 1990 e 1992 furono coinvolti Italo Furlan (dell’Università di Padova), Antonio Iacobini (dell’Università di Urbino), Andrea Paribeni, Mauro della Valle ed Enrico Zanini.
Le aree visitate nel corso di queste quattro spedizioni furono numerose: dall’Hauran del sud, con le sue testimonianze nabatee, tardo-romane e bizantine, alle postazioni strategiche del limes giustinianeo verso est, alle cosiddette città morte della Siria del nord, ai villaggi del massiccio calcareo, per sconfinare nella regione di Antiochia, in territorio turco, e a Gerasa, in Giordania. Se le ricognizioni di alcuni complessi architettonici già assai noti come quelli di Qalb Loze o di Qalat Sim’an furono essenzialmente finalizzate alla raccolta di documentazione fotografica aggiornata, a scopo didattico, le ricerche in situ permisero anche di identificare monumenti fino ad allora inediti, come la chiesa di Savara el Kebiret nell’Hauran, o nuclei di materiali da studiare ex-novo come le sculture di epoca bizantina (IV-VII sec.) conservate nei musei di Damasco, Aleppo, Hama e Sueida.
Allo studio delle fortificazioni di Giustiniano, tra Palmira e il corso dell’Eufrate, furono dedicate le missioni degli anni 1987, 1990 e 1992, come naturale prosieguo di quelle svolte negli anni precedenti in Turchia sud-orientale. Durante quegli itinerari, tuttavia, furono oggetto di ricognizioni anche i più importanti complessi del periodo islamico e dell’età delle Crociate.
Nelle ricerche di questi anni va sottolineata la particolare collaborazione che si instaurò con le istituzioni locali, che offrirono le autorizzazioni necessarie ai sopralluoghi e ai rilievi, e con gli archeologi siriani, che stavano conducendo importanti scavi in siti bizantini, come il complesso palaziale di Qasr ibn-Wardan (VI sec.), proprio allora liberato progressivamente dall’insabbiamento grazie ai lavori diretti da Abdurrazzaq Zaqzuq, del Museo di Hama, e studiato monograficamente da Fernanda de’ Maffei (1995).
Il fondo fotografico sui monumenti della Siria conta quasi 5000 scatti ed è il più consistente del CDSAB dopo quello che concerne la Turchia.