Le missioni in Cilicia e Isauria

Le missioni di studio in Cilicia e Isauria furono avviate nell’estate del 1989 e proseguirono negli anni 1994, 1998 e 2000, coordinate prima da Fernanda de’ Maffei e poi da Antonio Iacobini. Vi parteciparono Italo Furlan, Andrea Paribeni, Mauro della Valle ed Enrico Zanini.

Nell'estate del 1989, la situazione di instabilità politica venutasi improvvisamente a creare nelle province della Turchia confinanti con l'Iraq costrinse il gruppo, in viaggio verso il Tur 'Abdin, a deviare il suo percorso verso la zona costiera del paese. Questa circostanza contingente offrì l’occasione per dare avvio a un nuovo, stimolante tema di studio, incentrato su una regione che, in quegli anni, stava emergendo nell’interesse di archeologi e storici dell’arte bizantina in ambito internazionale. I lavori degli studiosi italiani vennero così ad affiancarsi a quelli dei loro colleghi europei (tra i quali Michael Gough, Friedrich Hild e Hansgerd Hellenkemper, Stephen Hill) e turchi (Semavi Eyice), nonché allo scavo archeologico della città di Elaiussa Sebaste, allora diretto da Eugenia Equini Schneider (Sapienza), dal quale stavano emergendo nuovi dati sulla fase bizantina del sito.

Le ricognizioni dei bizantinisti italiani, partite dalla zona di Adana, interessarono dapprima le località di Meriamlik, Silifke, Korykos, Alahan Monastir e Dağpazarı; in seguito si concentrarono su Kanlidivane, l’antica Kanytella – in particolare sulle chiese dislocate in prossimità della spettacolare dolina consacrata in antico al culto di Zeus Olbios – e sul palazzo della vicina Akkale, con le sue strutture residenziali, di culto e di servizio.

Con le ricerche sui monumenti di questo ricchissimo territorio gli studiosi romani entrarono nel vivo del dibattito critico sulla questione dell’impiego, da parte dei cosiddetti “Isaurian builders” (Mango), della cupola su vano quadrato già in costruzioni realizzate tra il V e il VI secolo. La nuova analisi strutturale della chiesa di Dağpazarı in Isauria, risalente al tempo dell’imperatore Zenone (474-491), permise infatti di riconoscere nell’edificio l’originaria presenza di una precoce cupola su pennacchi, anteriore a quella realizzata in grande scala a Costantinopoli nella Santa Sofia di Giustiniano (Iacobini, 2003-2004).

 

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